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Nel luglio 1990 lessi un appello per una bambina di Cairo, malata di leucemia.

Mia mamma era morta pochi mesi prima per un tumore e decisi di iscrivermi per onorare la memoria. In quella occasione non ci furono ulteriori accertamenti. Qualche anno dopo mi fu chiesto un approfondimento di analisi, ma non ero io la donatrice idonea. Nel 1995 venni contattata e vennero fatti tutti i controlli successivi.
 
Nel gennaio 1996 ricevetti una telefonata di contrordine: al momento la donazione era sospesa. Forse il paziente aveva iniziato un’altra terapia.
Fui ricontattata a settembre, per questo stesso paziente. Ci sono state ulteriori analisi sul mio stato di salute, due raccolte del mio sangue che mi sarebbero state restituite dopo il prelievo. Sapevo che si trattava di un uomo francese, piuttosto robusto, sui 90 kg, di età inferiore ai 50 anni.
 
Ad ottobre feci la donazione.
 
Nella settimana precedente ho sentito molto forte la responsabilità verso quest’ uomo e temevo di prendere un raffreddore ed ero più attenta nell’attraversare la strada : la preparazione che lui stava facendo per ricevere il mio midollo azzerava le difese immunitarie e metteva la sua sopravvivenza nelle mie mani.
Ricordo che, quando ero pronta per la donazione, venne a ringraziarmi il medico francese incaricato del trasporto del midollo che mi disse, in italiano, che il suo paziente era molto lieto di ricevere questo dono da una donna italiana.
 
Non so se il trapianto abbia permesso un po’ di vita, certo ha portato speranza di vita e per me, soprattutto nei momenti bui, è di sostegno ripensare a quella scelta e motivo di fiducia.
 
Molti anni dopo è stato organizzato un incontro, con la consegna di un attestato ai donatori effettivi della Liguria,con la raccomandazione di non nasconderlo in un cassetto, ma di esporlo in salotto, in bella vista.
 
Beh, no, il mio non è esposto!
 
Anna