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Due storie che toccano il cuore. Oggi la mamma del piccolo e l’infermiera sensibilizzano sull’importanza del gesto

Alice si è ammalata di leucemia a soli sette anni e deve la vita ad un trapianto di midollo osseo da parte di un donatore anonimo, anche per questo oggi è infermiera e volontaria Admo.

Anche Enea (nella foto in apertura insieme alla mamma) è stato salvato quando aveva appena dieci mesi e oggi che ha due anni e tutta la vita davanti, sua mamma Giulia cerca di convincere più persone possibili a diventare donatore di vita. Alice ed Enea erano entrambi presenti domenica scorsa all’Admo Run, la corsa dell’associazione donatori di midollo che ha festeggiato la sua decima edizione nella verde cornice di Cascina San Fedele, al Parco di Monza, dando la possibilità a chiunque di diventare donatore di vita.

“Ho scelto di aiutare gli altri”

«Mi sono chiesta perché a me fosse capitata quella malattia e perché sono riuscita a guarire, non poteva non esserci un motivo – racconta Alice Pergami, 33 anni – Evidentemente c’era un perché, forse aiutare gli altri, mi sono detta. Quindi ho fatto infermieristica, mi son laureata, e ora faccio l’infermiera al Pronto soccorso».

Oggi Alice lavora attivamente all’ospedale di Garbagnate, pronta ad aiutare chiunque sia in difficoltà: «Nella mia infanzia ho passato tantissimo tempo in ospedale, e forse è proprio per questo che ho deciso di lavorarci, per aiutare le persone che hanno bisogno, come lo avevo io».

Il trapianto di midollo a soli 10 mesi

In ospedale ci ha dovuto passare tanto tempo anche Enea, un bambino di soli due anni, che all’età di 10 mesi ha subito un trapianto di midollo che gli ha salvato la vita. Enea è nato nel 2021 con una malattia genetica rara, che colpisce 4 bambini all’anno.

«Dopo 20 giorni in ospedale, in cui non riuscivano a capire cosa avesse mio figlio, il 10 giugno 2021 è arrivato il responso dei medici: Enea aveva poche possibilità di sopravvivere», racconta oggi la mamma Giulia Cappelletti.

Oggi Enea corre con la mamma

Oggi, a esattamente due anni dalla notizia della sua malattia, Enea è sano, e corre con Admo insieme alla mamma. Il bimbo oggi è vivo grazie ad un donatore, mentre altre stanno ancora aspettando la persona compatibile, che potrebbe essere chiunque di noi.
Ecco perché diventare donatori

Alla corsa infatti c’erano anche tanti donatori attivi, come Mirko Antonioli (oggi anche parte del consiglio direttivo Admo) che racconta come avvenga concretamente il processo di donazione del midollo: «Nel 2014 sono diventato donatore effettivo, ho fatto tutti gli accertamenti per vedere se fossi in buona salute e dopodiché ho proceduto con la donazione. Prelevare il midollo non avviene nelle colonna vertebrale come molti possono pensare. Ci sono due metodi, quello classico, dove viene prelevato dalle ossa delle anche, ma è più raro, mentre nel 90% dei casi si fa tramite aferesi, processo in cui una macchina separa le cellule midollari dal sangue mentre da un braccio viene prelevato e dall’altro viene rinfuso. Il tutto viene fatto da svegli e senza alcun tipo di anestesia».

Fonte dell’articolo: www.primamonza.it