Mi sono tipizzato ed iscritto ad ADMO intorno alla metà degli anni 90, spinto dal fatto che tra i miei conoscenti più di qualcuno aveva malattie del sangue e necessitava di cure, tra le quali anche il trapianto di midollo osseo. Così mi sono informato su questa procedura ed ho deciso di aderire, pur con la consapevolezza che la possibilità di essere chiamati è molto rara visto il rapporto di compatibilità 1:100.000, ma confortato dal fatto che più donatori ci sono e più alta è la probabilità di trovarne uno compatibile.
Sono passati parecchi anni, nel corso dei quali sono stato chiamato un paio di volte per possibili compatibilità, purtroppo poi non concretizzate. I risultati delle analisi fatte però erano sempre a disposizione… Infatti, nel 2006, una bella mattina mentre stavo sopra la scaletta intento a tinteggiare casa, ho ricevuto una telefonata nella quale mi si chiedeva se ero ancora disponibile per una eventuale donazione, dopo un’ulteriore serie di analisi.
La mia risposta fu naturalmente positiva, anche perché per me, Vigile del Fuoco, un lavoro che è anche una missione, quella di aiutare il prossimo sempre e comunque, non ci poteva essere altra risposta.
Il tempo però passava e dopo qualche mese ormai pensavo che la cosa fosse sfumata per un qualche motivo. Invece arrivò un’altra chiamata che mi confermò la compatibilità con il ricevente, mi fu chiesto di nuovo di confermare la volontà di donare e mi fu detto che la persona da aiutare era un ragazzo di circa 18 anni, del centro Italia, affetto da Linfoma, anche se il “per chi” non è che fosse determinante, avrei donato per chiunque ne avesse avuto bisogno!
Poi il tutto fu tutto molto veloce e professionale, il Centro Trapianti di Verona mi contattò ed organizzò ogni aspetto, un paio di viaggi in treno a Verona per visite mediche, colloqui e il prelievo di un paio di sacche di sangue per trasfusione post espianto. Dopo un periodo di attività “tranquilla” per evitare possibili traumi, e quindi impedimenti, finalmente arrivò il giorno dell’intervento.
Entrai in ospedale a Verona, Borgo Roma, la sera prima accompagnato da mia moglie, alla quale trovarono anche una stanza per la notte, il mattino successivo ci fu l’intervento di espianto del midollo, in anestesia generale, dalle creste iliache e dallo sterno, al risveglio nessun problema particolare e dolore sopportabilissimo, passai la giornata a letto tra trasfusioni e flebo, ed alla sera fui dimesso e rientrammo a casa, in provincia di Venezia.
Una settimana di riposo ed ero come nuovo, pronto a rientrare in servizio.
Per me, a 45 anni, fu un’esperienza molto positiva, senz’altro alla portata di tutti, da affrontare senza particolari paure, perché se non si è fisicamente o mentalmente in grado di affrontare l’intervento i medici se ne accorgono dagli accertamenti clinici e dai colloqui che si fanno prima.
Per quanto riguarda il ricevente, spero con tutto il cuore di essere stato di aiuto, di avere dato una possibilità in più per superare la malattia, non saprò mai come è finita la sua battaglia, e penso che sia giusto così.
Saluti, e buona vita
Gianni
Fonte dell’articolo: www.admolombardia.org