La storia e la forza di Sara Calzavacca saranno presentate mercoledì sera in via Turati a Bollate dove vive. A Sara, ora 39enne, nel 2018 era stato diagnosticato un linfoma. Da li sono successe tante cose, fino ad arrivare al trapianto di midollo osseo. Ora è serena e dopo il primo libro “Il vizio dell’infelicità, storia del linfoma che provò a farmi fuori”, mercoledì sera nella libreria Cuorecontento di via Turati 11, presenterà il suo nuovo libro “Altrettanti giorni più uno”.
“Il 26 ottobre del 2018 mi hanno diagnosticato un linfoma di hodgkin ad uno stadio avanzato. Da li ho avuto tre linee diverse di chemio, con svariati cicli per ogni linea. Purtroppo il mio cancro era chemioresistente e quindi i medici hanno provato diversi farmaci che però non hanno funzionato. Grazie alla ricerca ho provato una cura innovativa che ha iniziato a funzionare. Con il mio linfoma, che non rispondeva alle cure, otto anni fa probabilmente sarei morta. Con una combinazione di altri farmaci si sono visti i risultati, piano piano e sono entrata in Humanitas dove ho continuato quella cura specifica. Una cura non risolutiva che mi ha portato al trapianto di midollo osseo da donatore sconosciuto e il destino ha voluto che ne hanno trovato uno compatibile con me al 100%”, racconta Sara Calzavacca.
C’è una possibilità su 100mila di trovare qualcuno geneticamente compatibile con noi, fuori dal nostro nucleo familiare, in tutto il mondo. Per fortuna quello di Sara era iscritto al registro donatori. Era il 6 ottobre 2020 e per la bollatese, quella data rappresenta il nuovo compleanno, il giorno del suo trapianto. E se il primo libro parla della sua storia, questo nuovo è una raccolta di poesie che rappresentano emozioni, paure, sensazioni di questi ultimi anni, nate nella sala d’attesa di un ospedale, dopo una diagnosi di tumore. Rivelano in ogni sillaba un’enorme fame di vita. Sono versi che non nascondono la paura e lo sconforto e che riconoscono l’importanza di accettare pienamente ogni emozione. Sono poesie che raccontano la più complessa forma d’amore che esista: quella verso sé stessi.
“Sono poesie in cui si possono riconoscere tante persone, in tante situazioni, non solo chi ha avuto un cancro o malattie invalidanti, ma anche chi ha subito un trauma forte. L’obiettivo è di non fare sentire sole le persone che sono sulla barca del cambiamento. I cambiamenti della propria vita, delle situazioni a cui siamo abituati, mettono sempre paura. Non siamo soli, mai», conclude Sara.
Fonte dell’articolo: www.ilgiorno.it