Marina, passati 100 giorni dal trapianto, si racconta nella nostra intervista:
AR: Ciao Marina, sei molto giovane, non deve essere stato facile affrontare la tua malattia, come ti sei sentita quando hai saputo di essere malata?
Marina: Ho sempre considerato la malattia come un qualcosa di molto lontano dalla mia giovinezza e dal mio stile di vita, tuttavia, le mie considerazioni erano palesemente sbagliate. Dopo quattro mesi di febbri quotidiane e soggiorni in ospedale alla ricerca di una diagnosi, nel luglio del 2018 scoprii di essere malata, sul serio.
Ero spiazzata, ma poter dare un senso al mio stare male mi diede un certo sollievo. Tra tutto, la perdita dei capelli era ciò che più mi impressionava, ma realizzai in fretta che, sana o malata, ero pur sempre io.
Mi dissi che, in qualunque modo sarebbe andata a finire, dovevo a me stessa di mettercela tutta.
AR: che cosa hai pensato quando ti è stato detto che avevi bisogno di trapianto?
Marina: il mio medico mi spiegò dettagliatamente il percorso che mi aspettava e si assicurò che io non avessi paura. Grazie a lui, riuscii a prendere la chemioterapia ed il trapianto come una vera e propria sfida; ho vissuto la mia malattia in un modo che non avrei pensato possibile.
AR: chi è il tuo donatore di vita?
Marina: ebbi la fortuna di scoprire da subito che uno dei miei due fratelli era compatibile per il trapianto e da lì in avanti tutto proseguì per il meglio.
AR: com’è andato il giorno del trapianto? cosa pensavi?
Marina: il mese di isolamento fu un incubo, ma la possibilità di poter fare il trapianto e ricominciare a vivere bene mi diede speranza. Poter avere la speranza in un futuro migliore, infatti, mi ha aiutata molto.
AR: come stai adesso? La tua vita è cambiata?
Marina: Adesso io mi sento bene e sono contenta. Oserei dire che sono più felice adesso dopo tutta questa storia che prima di essermi ammalata. Vedo la vita in un altro modo ed essere grata di ogni mio respiro mi fa vivere un presente intenso.
Sarebbe bello che riflettessimo tutti sulla donazione di midollo osseo nell’ottica di dare sempre più speranza a chi si ammala e vivere in un mondo più compassionevole e meno crudele.
AR: grazie per la tua testimonianza, Marina, BUONA VITA!
Intervista originale presa da: www.admolazio.it