010 541784 - 345 511 3005 info@admoliguria.it

Mi chiamo Luana e scelgo di raccontarvi la mia storia a partire da questa foto che è stata scattata il giorno del mio compleanno, che mai avrei pensato di dover passare in ospedale.

Ho 29 anni, sono sposata e mamma di due figli; ho una casa e un lavoro e a dicembre mi sono laureata. Avevo tutto ciò che potevo desiderare e non avrei mai immaginato che la mia vita e quella della mia famiglia potesse essere stravolta in un attimo.

A febbraio 2016, dopo la mia seconda maternità, decido di tornare al lavoro. Purtroppo non riesco a lavorare neanche un giorno a causa di una tonsillite che mi costringe a letto. Gli antibiotici non funzionano, anche se provo a cambiarli, e quindi devo correre al pronto soccorso.

Dopo poche ore arriva la diagnosi: LEUCEMIA. Come se non bastasse sono quasi in setticemia, e i medici devono prima occuparsi dell’infezione. Trascorro mesi con l’emoglobina a terra, poche piastrine. Purtroppo solo chi lo vive capisce cosa significa stare in isolamento, essere senza forze a causa della malattia, sottoporsi alle chemioterapie e subire i loro terribili effetti collaterali.

Fortunatamente le persone che mi amano non mi hanno mai abbandonata: per chi sta male e trascorre interminabili giornate in un letto d’ospedale, poche parole e un pensiero diventano gesti grandi.

In quei giorni arriva un’altra cattiva notizia, le terapie non sarebbero state sufficienti: avrei dovuto sottopormi ad un trapianto di midollo osseo per avere più possibilità di sconfiggere definitivamente la malattia. Mia sorella, Nicol, viene sottoposta ad esami per verificare la sua compatibilità. I medici ci hanno avvisato: solo 1 su 4 è compatibile e l’alternativa sarebbe stata ricorrere alla banca dati ovvero alle disponibilità di tutte quelle persone che hanno deciso di diventare speranze di vita per chiunque nel mondo si ammali di un tumore del sangue e necessiti di un trapianto.

I risultati di Nicol tardano ad arrivare, ma proprio quando stavo perdendo la speranza mi hanno comunicato che lei era compatibile! Sono stata fortunata: mia sorella ha potuto salvarmi la vita donandomi il suo midollo, ma lei è straordinaria ed ha fatto molto di più, ha dato vita ad ogni momento di malattia. Mi ha permesso, insieme alla mia famiglia, in particolare ai miei genitori e a mio marito, di continuare a fare la mamma seguendo ogni passo dei miei figli; ha creato un gruppo #teamlulu che non mi lasciava mai sola, così che ogni sera avevo qualcuno con cui ridere in videochiamata, che “faceva la chemio con me”.

I miei amici c’erano al mio compleanno: quando stavo male e potevo vedere una sola persona hanno percorso tanti km solo per esserci. Voglio ringraziare ogni dottore, infermiere, oss che ha scelto di fare il suo lavoro col cuore, dedicando del tempo alla persona oltre che al paziente.

Il mio grazie va anche a chi si è fermato a riflettere e poi ha pensato a cosa poteva fare. Penso al mio amico Stefano che alla madre chiede “cosa posso fare io?”. E’ venuto a trovarmi in ospedale insieme ad alcuni amici il giorno che ha dato la sua disponibilità a donare ed è diventato potenziale donatore di midollo osseo.

La mia amica Nicole, inoltre, ha organizzato un incontro nella sua scuola per sensibilizzare i compagni alla donazione di midollo osseo: per far capire loro come con un gesto semplice si possa regalare la vita.

Questi ragazzi hanno scelto di mettersi in gioco, di non rimanere indifferenti. Sono contenta che la mia storia sia servita a scuotere alcune persone e che la grande generosità di questi e altri giovani diventi possibilità concreta di vita ed esempio di umanità! Ogni ragazzo che diventa potenziale donatore regala la vita, decide di cambiare con un gesto semplice il destino di chi sta male.

Rubando le parole ad una famosa canzone di Marco Mengoni “io credo negli esseri umani che hanno coraggio”.

Il mio grazie va a tutti quelli che nella loro quotidinità decidono di diventare donatore,

Noi, forse, da soli, rischiamo di farci travolgere, non è certo una passeggiata e alcuni giorni fatichiamo a vedere un po’ di luce, proprio per questo non finirò mai di dire il mio GRAZIE al #teamlulu.

Questo fa la differenza per il malato, sapere che c’è sempre qualcuno a condividere il peso della malattia, a farti parlare di quello che vivi, ma anche a darti l’occasione di ridere,perchè se lasci spazio alla tristezza finisci per convincerti di aver perso la tua battaglia ancora prima di combatterla.