Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura…
Così, a 35 anni ancora da compiere, volteggiavo sospeso nell’aria, dopo che mi fu diagnosticata una forma di leucemia acuta linfoblastica “very high risk”. Sì, ho imparato il gergo tecnico dei medici perché, se le grandi storie ci insegnano qualcosa, è essenziale conoscere il nemico per poterlo battere.
In realtà, più che un nemico, per me la malattia è stato un pericoloso viaggio in una sorta di “terra di mezzo”, un limbo tra due mondi, una landa dell’anima piena di nebbia e sconforto ma, incredibile a dirsi, anche di opportunità.
Quando mi è stato detto che il mio midollo andava sostituito o non avrei avuto speranza, mi sono chiesto: «è veramente arrivato il mio momento?»
Un grande coro collettivo di voci, pensieri e sussurri provenienti da chissà dove mi ha suggerito una risposta: «non ancora.» Così, quasi sin da subito, dopo che il veleno della chemioterapia bruciava ciò che aveva preso una direzione deviata nel mio organismo, ho percepito tante forze invisibili sostenermi e spingermi verso una nuova opportunità: l’occasione di rinascere. Tra quelle forze vi era il gesto meraviglioso, quasi sacro, del mio donatore: sapevo che lui o lei era lì per me, anche prima della conferma della compatibilità da parte dei medici. Per tutto il percorso terapeutico ho sentito una forza benevola proveniente dalla persona più simile a me e che mai conoscerò: quali meravigliosi paradossi la vita ci pone dinanzi!
Ed ora sono cambiato, quasi in tutto e per tutto, per rimanere qui.
Con mia moglie. Con i miei amici. Con tutte le persone che avrò la possibilità di conoscere.
Per amare. Per imparare. Per soffrire e consolarmi, per infuriarmi e perdonare.
Per vivere.
Guarire non comporta necessariamente una restaurazione di uno status precedente: non si torna mai indietro. Guarire significa andare avanti, scoprire un nuovo te stesso lungo il cammino, godersi il viaggio al di fuori della selva oscura. Sembra una storia inventata, un racconto epico, invece è il miracolo collettivo di cui faccio parte con spirito e corpo, al quale in molti hanno partecipato.
Il bello è che si può ripetere, perciò continuiamo a donare e a ricevere: vi sono ancora tanti fili che ci uniscono da scoprire e valorizzare in questa strana esistenza.