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La mia storia la racconto sempre così…ho conosciuto ADMO tanto tempo fa, quasi per sbaglio. Facevo la barista e l’attività era mia, come ogni mattina prima di alzare la serranda del mio locale mi prendevo quei 10 minuti di tempo per il caffè, il quotidiano e la sigaretta.

Ricordo come fosse ieri. Ogni giorno, da ormai non sapevo più quanto, c’era un articoletto di una bambina di circa 3 anni che doveva a tutti i costi fare il trapianto di midollo osseo. Cercava disperatamente un donatore compatibile.

 

Voglio essere onesta con voi e non nascondermi dietro una bugia. Non sapevo neanche di cosa stessero parlando.

 

Midollo osseo, donatore compatibile, malattie del sangue, leucemie?!?!?!?!) Nel mio cuore sinceramente si era mosso qualcosa, ma la giornata lavorativa doveva iniziare e la tristezza per quella bambina svaniva. In realtà quella tristezza non spariva del tutto, il pensiero saltava fuori, ogni tanto.

Una sera, dopo aver passato una bella serata con gli amici a ridere e scherzare, di ritorno verso casa con il mio fidanzato Carlo mi è letteralmente salita una tristezza dal profondo del cuore e scoppiando a piangere, davanti allo sguardo perplesso di Carlo, ho detto:
“Voglio provare a vedere se sono io quel donatore compatibile di midollo osseo. Magari quella bimba sta aspettando proprio me ed io sono qui a fare la mia vita allegra e spensierata mentre lì in quel maledetto ospedale lei lotta contro la morte per sopravvivere.”

Giustamente Carlo, in quel momento, capendo e anche no, mi disse: “Ma sei sicura??? E se ti causa dei problemi?”
La mia risposta fu (ancora mi viene da ridere e un po’ me ne vergogno) : “Anche se dovesse fare malissimo, vuoi mettere in paragone il fatto di aver salvato questa bimba!! Poi, se dovessi restare in carrozzina io la mia vita me la godo ugualmente e comunque se lo fanno, vuoi che mettano così in pericolo un’altra vita?? Io ci provo lo stesso!”

La mattina dopo mi alzai e come prima cosa chiamai ADMO che mi spiegò dove andare. Era sabato, il bar era chiuso e andai all’ospedale dei colli per parlare con la dottoressa.

Sorrido mentre vi scrivo, perché nella mia ignoranza credevo un sacco di cose totalmente sbagliate.

 

Me lo ripeterò in vita, IL MIDOLLO OSSEO NON È IL MIDOLLO SPINALE!!!! STORDITAAAAA!

 

Anni dopo, il 10 agosto del 2018, al pronto soccorso di Padova mi dissero: “lei ha la leucemia”. Sinceramente in quel momento ho pensato a Carlo. Cinque anni prima aveva perso il papà per colpa di una di queste orribili malattie del sangue. Non sapevo come dirglielo!

Fuori in sala d’attesa c’era mia madre, avevo paura si sentisse male. Papà, instancabile lavoratore, era a casa all’oscuro di tutto. Era anche il suo compleanno, dovevamo festeggiare i suoi 68 anni. Dallo stomaco mi partì una fitta, come una bolla che si allargava e saliva, mi toglieva un po’ il fiato e arrivò al cuore e lì c’era lei, quella bambina, che realmente era così distante, almeno così credevo. Poi arrivò lui un brivido gelido e quel tremore di angoscia e paura che non riesci a fermare e quei pensieri: “non voglio morire, voglio avere dei figli, ho solo 35 anni!”.
Beh, non voglio intristirvi troppo, sappiamo benissimo come poi vanno le cose.

 

Quando mi hanno detto che sarei comunque dovuta andare al trapianto confesso, ho avuto paura, tanta paura però era la mia unica salvezza.

 

In tutta questa, chiamiamola sfortuna, ho avuto l’onore di conoscere tantissime persone fantastiche, dai medici agli infermieri per finire con i pazienti e i loro parenti, ognuno con la sua storia, con la voglia di lottare e sconfiggere la bestia. Ho conosciuto Giovanna la mitica nonna, Luciana la maestra d’arte, Orietta la potenza, Pietro la dolcezza, Marino l’amore malinconico, Cristina la lottatrice scalatrice di montagne, Gloria e Luigi la coppia più bella del mondo, Nicoletta la tosta, Lucio l’uomo che non si ferma mai, Babbo Natale di nome Fabio adorabile, la mia più grande amica Anna, 10 anni di differenza e siamo come sorelle. Queste sono alcune delle persone che come me hanno avuto paura, hanno pianto e hanno lottato.

Qualcuna non c’è più, ma vive nei ricordi dei propri cari che li hanno amati e di chi come me ha avuto la fortuna di conoscerli e volergli bene.
Mi ritengo una persona fortunata perché il mio donatore, il mio gemello genetico, il mio eroe, il mio angelo, la mia seconda opportunità , LA MIA VITA si era iscritto/a al registro donatori di midollo osseo … ed era lì per me.

 

Cosa si può dire ad una persona che ti ha salvato la vita, se non dedicargli una dichiarazione d’amore incondizionato.

 

Ecco, questa è la mia storia. Che sciocca, non mi sono neanche presentata.
Io sono Alice, per la seconda volta.

Fonte ufficale: https://www.admolombardia.org/alice-per-la-seconda-volta/