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Affetta da una grave forma di leucemia mieloide, fugge dai bombardamenti di Odessa e viene accolta dall’ospedale di San Pio, dove viene prima sottoposta ad un ciclo di cure con un farmaco innovativo e poi ad un trapianto di cellule staminali emopoietiche in tempi record.

Alona, 29enne ucraina, ha varcato la soglia di Casa Sollievo della Sofferenza con un bagaglio di speranza e fiducia, sentimenti che oggi le donano una nuova prospettiva di vita, seppure condizionata ai controlli post-trapianto, che proseguiranno ancora per alcuni mesi e che, fino ad ora, stanno dando risultati positivi.

L’alert per lei era partito in estate, per il tramite di una associazione ucraina che ha trovato porte aperte nell’ospedale di San Giovanni Rotondo. “E’ partita una vera e propria gara di solidarietà non solo per curare Alona, ma anche per accogliere lei e il marito nella cittadina garganica, offrendo loro vitto, alloggio e la nostra vicinanza, elemento fondamentale quando si affronta una sfida di questo tipo”, spiega a FoggiaToday l’ematologo Michele Angelo Carella, medico responsabile dell’Unità di Ematologia e Centro Trapianti di Casa Sollievo. “La paziente è giunta da noi con una diagnosi di leucemia ad alto rischio. Aveva iniziato un ciclo di chemioterapia ad Odessa ma, scoppiata la guerra, per lei non c’era più possibilità di cura. Qui da noi ha potuto seguire altri cicli di terapia, inserendo anche un farmaco sperimentale, e abbiamo attivato la ricerca di un donatore perché necessitava di un trapianto urgente”, continua.

Così, nel giro di alcune settimane, è stato individuato un donatore dall’elevata compatibilità: 8 su 8. Nel mese di novembre la ragazza è stata sottoposta al trapianto di cellule staminali emopoietiche da donatore volontario e festeggia il primo mese senza problematiche di rigetto o malattia di trapianto verso ospite. “La paziente è stata molto forte e determinata nell’affrontare questo percorso” continua Carella, “ma noi più di lei. Facciamo questo lavoro da tanto tempo, e non è sempre facile. Ma quando le cose sembrano andare nel verso giusto è una gioia condivisa”.

Il trapianto è stato eseguito dalle dott.sse Emanuela Merla e Dalila Salvatore, ma tutto il personale dell’Ematologia di San Giovanni Rotondo, con i i colleghi del Centro trasfusionale diretto dal dott. Giuseppe Fania, ha contribuito alla buona riuscita dell’intervento. Alona festeggia il suo primo Natale dal trapianto a San Giovanni Rotondo, lontano dalla sua casa ma vicina alla sua nuova famiglia: quella dei medici di Casa Sollievo. “Mi sento bene. Certo, il mio corpo non si è ancora completamente ripreso e molte cose che prima erano la norma ora sono difficili per me”, spiega la donna.

“Mi stanco velocemente, ma so che è tutto temporaneo. Non posso che ringraziare i dottori a tutto il personale medico dell’Ematologia e del Centro trapianti di Casa Sollievo per la cura e l’attenzione che mi hanno fornito durante il mio ricovero. Per chi è in attesa di un trapianto, questo può essere un momento difficile e preoccupante. Ma è importante crederci e mantenere sempre viva la speranza: il trapianto è una lunga strada, ma ne vale la pena per tornare a vivere”, conclude.

Quindi l’appello a tutti i potenziali donatori: “Quella di Alona è una storia positiva, ma non è solo una storia di Natale perché vicende simili si ripetono durante tutto l’anno, qui a San Giovanni Rotondo, dove si contano oltre 200 trapianti eseguiti, e in tutti i centri dove è presente una Unità di Ematologia e un Centro trapianti. Per questo è importante che ci siano sempre più giovani donatori di cellule staminali emopoietiche o di midollo. E’ una donazione anonima e volontaria: il midollo osseo e le cellule staminali sono rappresentate da sangue che, dopo la donazione, si rigenera automaticamente. Non ci si priva di un organo (come accade, ad esempio, nel caso della donazione di rene tra viventi)”, puntualizza Carella.

I donatori ideali sono i giovani tra i 18 e i 35 anni. Si può diventare donatori di midollo osseo rivolgendosi ad un Centro trasfusionale. “Già tanti ragazzi hanno deciso di iscriversi nei registri. In Capitanata c’è una buona risposta ma si può e si deve fare sempre di più”, conclude l’ematologo.

Fonte dell’articolo: foggiatoday.it